Quota 100: cos’è e come funziona

Il Decreto Legge (gergalmente detto Decretone) 4/2019, convertito poi in legge ha introdotto nel nostro ordinamento la cosiddetta Quota 100. In pratica, sebbene rimasti saldi i principi della Legge Fornero, con questa modifica è stata inserita la possibilità ai lavoratori con determinati requisiti  di poter andare in pensione anticipatamente. Vediamo quindi come funziona e quali sono gli aspetti più controversi di questa legge che dovrebbe rimanere in vigore fino al 2021 per dare più spazio alla c.d. Quota 41 (riforma grazie alla quale si può andare in pensione a qualsiasi età purché si vantano 41 anni di contributi versati).

Come funziona Quota 100

All’articolo 14 del suddetto Decreto sono stati elencati tutti i soggetti che possono avere accesso alla Quota 100. In pratica si parla di tutti quei lavoratori che, se hanno versato minimo 38 anni di contributi, possono richiedere la pensione a 62 anni compiuti.

Come anticipato, la riforma dovrebbe rimanere in vigore per tutto il 2021, dopodiché ci sarà un nuovo cambio di guardia, come almeno ha anticipato l’attuale maggioranza di governo.  Per adesso dunque non c’è altro da fare se non provare ad impiegare nel migliore dei modi la riforma in esame, provvisoria e valida per il triennio 2019-2021.

Fino alla scorsa primavera sono potuti andare in pensione anticipata solo i dipendenti privati che al 31 dicembre 2018 vantavano i predetti requisiti. D’ora in poi potranno invece andare in pensioni tutti i dipendenti privati, che hanno maturato i requisiti a partire da gennaio 2019. Per i dipendenti statali il discorso è diverso in quanto, potranno dire addio al loro lavoro solo se i requisiti saranno maturati a partire da luglio 2019. Chi li matura invece a partire dal 1 aprile 2019, dovranno attendere sei mesi prima di fare richiesta di trattamento pensionistico. Tali regole valgono anche per chi lavora nelle scuole, in quanto, vedranno maturare i requisiti durante l’anno scolastico 2019/20 ai fini della pensione anticipata.

Falla per i dipendenti pubblici: attesa per TFS

Quello che interessa per la maggiore i dipendenti pubblici concerne le indennità di TFR e TFS. Nell’articolo 23, il Decreto ha stabilito infatti che chi lavora per lo Stato e decide di aderire a Quota 100 potrà ricevere l’indennità di fine servizio che avrebbe maturato fino all’età prevista per la pensione. Tuttavia potrà riscuotere la somma solo ad età  raggiunta. Bisognerà pertanto aspettare “la vecchiaia” ovvero i 67 anni per vedersi accreditare ciò che spetta.

Nulla vieta comunque ai dipendenti di esperire una sorta di domanda/ricorso agli istituti di credito al fine di stipulare delle convenzioni per ricevere l’erogazione anticipata della stessa, con tassi agevolati per i dipendenti. Questo permetterà agli stessi di incassare una somma anticipata sull’importo totale di circa 30 mila euro.

Possibilità di pensione anticipata a 59 anni: ecco quando

C’è chi, sempre secondo il decreto (precisamente lo stabilisce l’articolo 22) può avere accesso alla pensione anticipata a 59 anni di età, purché vanti almeno 35 anni di contributi versati. Questa possibilità nasce in seno ad un accordo firmato con l’istituzione dei fondi di solidarietà bilaterali, i quali erogheranno in via del tutto straordinaria un assegno per il sostegno del reddito in favore ai dipendenti che decideranno di anticipare ancor più la pensione.

Questa possibilità, è bene porre in evidenza, varrà solo se sussistono degli accordi collettivi sottoscritti in accordo con i sindacati. All’interno di questi accordi deve essere stata indicata anche la mole di lavoratori che andranno poi assunti per sostituire chi ha deciso di anticipare la chiusura del proprio percorso di lavoro. Per tutti coloro che volessero maggiori info, sarà opportuno dare uno sguardo al testo integrale del decreto Legge in esame, che ha visto il beneplacito di tutto il Consiglio dei Ministri per la sua entrata in vigore.

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